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Home » Come scegliere un buon olio? Parola all’esperta Simona Cognoli

Come scegliere un buon olio? Parola all’esperta Simona Cognoli

Per scegliere un buon olio extravergine di oliva, il consumatore dovrebbe prestare attenzione al colore (verde intenso), al profumo (fruttato), al gusto (amaro e piccante), e alla provenienza (preferibilmente locale e di qualità controllata).

di wesart
Novembre 22, 2023 - Aggiornamento: Marzo 8, 2024
in A Tavola, Consigli Alimentari, Gastronomia
Tempo di lettura: 6 minuti
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Come scegliere un buon olio? Parola all’esperta Simona Cognoli
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L’autunno è il periodo dell’anno in cui si fa la corsa all’olio nuovo ma sappiamo davvero cosa stiamo comprando? Sappiamo quali sono le caratteristiche che un buon olio deve avere e qual è il giusto prezzo da pagare? Per saperne di più abbiamo chiesto aiuto a Simona Cognoli, fondatrice di Oleonauta, un progetto imprenditoriale per la valorizzazione e la promozione dell’olio extravergine di oliva. Inoltre, Simona Cognoli è “Assaggiatore di olio di oliva vergine ed extravergine”, iscritta all’Elenco nazionale dei tecnici esperti assaggiatori di olio vergine di oliva. Dunque, scopriamo quali sono i parametri di cui tenere conto per acquistare un buon olio.

Come fa il consumatore a scegliere un buon olio?

“Ogni annata è una sfida – afferma Simona Cognoli -, tra i cambiamenti climatici e il mercato instabile, la produzione è sempre meno. Quest’anno si dovrebbe avere un recupero del 30% della produzione, rimanendo però al di sotto delle 300 mila tonnellate, che comunque non riescono a far fronte al fabbisogno interno del Paese. Anche la Spagna, che il primo produttore al Mondo, ha dimezzato la sua produzione. Dunque, il consumatore si trova di fronte  a un’impennata dei prezzi sullo scaffale. Quindi, per orientarsi verso un olio di qualità, il giusto prezzo a cui guardare è non al di sotto dei 9/10 euro al litro per un extravergine. Non bisogna lasciarsi abbindolare dalle offerte e premiarsi con un olio di qualità che porta benefici da un punto di vista nutrizionale. Inoltre, è sempre meglio scegliere bottiglie in vetro scuro che sono meno esposte alla luce e al calore. Vanno bene anche le latte ma è preferibile acquistare l’olio poco alla volta nel corso dell’anno così da avere una conservazione migliore. Infatti, se scegliamo di acquistare le latte, è meglio travasarle in bottiglie più piccole così che la superficie esposta all’aria sia minore. In ogni caso, l’olio si conserva meglio nelle cisterne, dove è protetto dall’aria e la temperatura resta costante tra i 13 e i 18 gradi. Ultimamente si stanno diffondendo le bag in box che sono una valida soluzione per proteggere l’olio dall’ossidazione”.

Con l’arrivo dell’olio nuovo c’è una corsa all’acquisto, meglio un olio filtrato o “integrale”?

“Meglio l’olio filtrato, rispetto a quello “integrale”, se va conservato in casa”, afferma la nostra esperta. “In molti preferiscono sentire il sapore più corposo dell’olio “integrale” ma l’olio non filtrato contiene impurità che possono fermentare e creare il difetto di morchia – prosegue -. La filtrazione è un costo in più, si perde un po’ di resa, ma garantisce la stabilità del prodotto. Dunque, se preferiamo un olio non filtrato è meglio consumarlo nel breve periodo”. 

Come deve districarsi chi compra l’olio tra le varie diciture in etichetta?

“Prima di tutto, è meglio scegliere un prodotto italiano e vedere se in etichetta c’è l’indicazione sulla la campagna di raccolta. Ovvero, accertarsi che quell’olio è prodotto con olive della stessa annata. Poi guardiamo se ci sono i marchi DOP e IGP, che certificano la provenienza geografica e la tipicità dell’olio, identificando un profilo sensoriale legato alle varietà del territorio. Questi marchi denotano anche la qualità dell’olio visto che per ottenerli siamo in presenza di un olio analizzato e certificato da esperti. Anche la dicitura “estratto a freddo” non deve trarre in inganno. Sicuramente indica che l’estrazione è avvenuta ad una temperatura non superiore ai 27° ma non garantisce la qualità del frutto che potrebbe essere non sano o marcio”.

Quali sono i parametri per definire, durante una degustazione, se l’olio è di buona qualità?

“Ci sono tre indicatori per definire se siamo in presenza di un buon olio all’assaggio – spiega Simona Cognoli -. Bisogna sentire il fruttato, che può avere sentori vegetali di carciofo, mela, mandorla, erba tagliata e altri aromi freschi a seconda delle varietà delle olive, dell’epoca di raccolta e delle scelte di estrazione. Poi il fruttato può essere leggero, medio o intenso. Possiamo avere un fruttato verde o maturo, a seconda del grado di maturazione delle olive con cui è prodotto l’olio. L’assenza di odori sgradevoli è fondamentale. Poi dobbiamo sentire l’amaro. Questo è legato alla presenza di composti fenolici che denotano le qualità organolettiche e nutrizionali del prodotto. infine, dobbiamo avvertire il piccante sul fondo della gola, anche questo legato alla presenza di composti fenolici che hanno proprietà salutari e aiutano la conservazione dell’olio. Erroneamente, invece, si pensa che questo sia legato all’acidità libera dell’olio ma non è così, l’acidità non è percepibile al palato”.

Che differenza c’è tra olio vergine, extravergine e olio d’oliva?

“L’olio extravergine d’oliva è un olio che risponde ai tre attributi positivi di cui abbiamo parlato: fruttato, amaro e piccante e deve rispondere a precisi parametri chimico-fisici. L’olio vergine è di qualità appena inferiore, con un’ acidità un pochino più alta e piccoli difetti ancora tollerati. Il produttore dichiara la categoria commerciale dell’olio che dovrebbe aver superato l’analisi chimico fisica e il panel test. Se l’olio esce chimicamente perfetto ma non supera il panel test, viene comunque declassato. Nel peggiore dei casi viene definito olio lampante e ritirato dal mercato. Infatti, l’olio lampante era quello utilizzato per l’illuminazione e non per l’alimentazione. Quest’olio, poi viene  lavorato chimicamente, tagliato con l’olio di oliva vergine e immesso sullo scaffale come olio di oliva. Dunque, se i primi due sono naturali, l’olio d’oliva presenta una componente chimica”.

Quest’anno i prezzi dell’olio extravergine sono più alti e il consumatore potrebbe sentirsi scoraggiato ad acquistarlo, sarebbe un errore?

“Si, è vero, quest’anno il prezzo dell’extravergine è un po’ più alto e potrebbe scoraggiare i consumatori, portandoli a spostarsi su un olio d’oliva, su gli oli di semi. Questi però hanno pregi nutrizionali minori, per non parlare del sapore. La varietà degli olivi italiani è tanta, ci sono più di 530 cultivar differenti in tutta la Penisola e gli oli possono essere molto diversi tra loro a seconda che siano monovarietali o dei blend. Sarebbe un peccato perdere una tale ricchezza sensoriale e nutrizionale per una questione di costo”. 

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