Home » Il sakè, il drink giapponese che si può gustare caldo, freddo o a temperatura ambiente
La cultura del sakè, bevanda fermentata giapponese, ha iniziato a diffondersi solo recentemente al di fuori del Giappone, portando con sé un velo di mistero e miti da sfatare. Il sakè non è né un superalcolico né un digestivo, bensì un fermentato simile al vino e alla birra, prodotto utilizzando riso, acqua, lieviti e koji, un fungo essenziale dal sapore umami. Si può gustare caldo, freddo o a temperatura ambiente.
Esistono molte varietà di sakè, ognuna con caratteristiche uniche derivanti dal processo di preparazione. La produzione del sakè inizia con la scelta del riso giusto, chiamato Sakamai, che viene raffinato e levigato per influenzare il suo sapore finale. Il riso viene poi sottoposto a fermentazione con l’aggiunta di koji e lievito, formando il moromi, una massa fermentata che sarà successivamente pressata per ottenere il sakè. Alcuni sakè vengono pastorizzati, mentre altri rimangono non pastorizzati e sono noti come namazake.
La complessità del sakè lo rende adatto ad una vasta gamma di piatti, non solo sushi. Spesso è consumato come aperitivo e ovviamente quando si mangia cibo giapponese. La sua leggerezza e freschezza puliscono e armonizzano i sapori e quindi viene consumato anche durante i pasti, pure perché è in grado di ridurre il retrogusto di alcuni cibi come quello terroso dei tartufi o equilibrando le note aromatiche di piatti piccanti.
Il sakè può essere consumato caldo, freddo o a temperatura ambiente, a seconda delle preferenze e dell’abbinamento culinario desiderato. Ad esempio, il sakè caldo può essere abbinato al gelato mentre si sconsiglia di riscaldare i sakè frizzanti.
© 2023 Foodando - Testata Giornalistica registrata al Tribunale di Napoli (Registrazione n. 31 del 21/07/2022)
Gruppo Editoriale: USB - Animalsland - Findyourtravel - Nearfuture - Worldculture

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