Il freekeh, detto anche grano verde, è ormai sulla bocca di tutti visto che è sbarcato anche in Italia. Finora per assaggiarlo bisognava recarsi all’estero: in Medio Oriente o in Nordafrica. Adesso però suscita sempre più interesse, a cominciare dalla sua storia visto che forse risale addirittura alle Sacre Scritture.
Questo prodotto, dal caratteristico colore verde, è un grano duro che somiglia al riso ma non ha alcuna affinità con esso. È diventato noto insieme ad altri cereali meno comuni nel panorama italiano, come il bulgur, e talvolta viene accostato alla quinoa e all’amaranto, sebbene siano piante diverse.
Il freekeh trova impiego in molteplici modi, dall’accompagnamento a piatti di carne, zuppe e stufati, fino alla sua utilizzazione in ricette tradizionali di diversi Paesi, ognuno dei quali esalta le sue caratteristiche in modo unico. Ciò che rende il freekeh un alimento unico è la sua raccolta prematura e il successivo processo di tostatura, che gli conferisce un caratteristico sapore affumicato.
È indubbio che il freekeh abbia rappresentato un elemento centrale nell’alimentazione di molte popolazioni, offrendo una varietà di sapori e proprietà nutritive spesso sottovalutate. Nella sua preparazione tradizionale, il freekeh è stato inserito nei prodotti dell’Arca del Gusto di Slow Food per proteggere le produzioni artigianali minacciate dalla crescente industrializzazione. In Libano, dove viene prodotto in grande quantità, questo cereale viene raccolto quando le foglie iniziano a ingiallire, essiccate e quindi tostate per conferire quel caratteristico gusto affumicato. Questo processo, eseguito artigianalmente, preserva la biodiversità dei semi e dei grani e conferisce al freekeh un sapore unico e apprezzato.
© 2023 Foodando - Testata Giornalistica registrata al Tribunale di Napoli (Registrazione n. 31 del 21/07/2022)
Gruppo Editoriale: USB - Animalsland - Findyourtravel - Nearfuture - Worldculture
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