Un caffè è un piacere che ci regaliamo quotidianamente. A volte lo facciamo anche perché la caffeina ci tiene svegli e attenti. Ma è davvero così? Non proprio. La caffeina, infatti, influisce sul nostro corpo in modi diversi a seconda della genetica individuale. Il gene CYP1A2, che controlla l’enzima omonimo, regola il metabolismo di questa sostanza nel nostro corpo. La variante genetica di questo gene determina se siamo “metabolizzatori veloci”, “metabolizzatori lenti” o “ultralenti”. Circa il 50% delle persone sono “metabolizzatori veloci”, il 40% sono “metabolizzatori lenti”, mentre il restante 10% sono “ultralenti”. Questa variazione genetica influenza come il corpo elabora la caffeina e come ne sperimentiamo gli effetti.
La ‘reazione’ dei recettori del cervello
La caffeina esercita il suo effetto principale legandosi ai recettori dell’adenosina nel cervello, responsabili della sensazione di sonnolenza. Bloccando questi recettori, la caffeina ci fa sentire più svegli e attivi. Tuttavia, la quantità e la sensibilità di questi recettori possono variare da persona a persona, influenzate sia dalla genetica che dalle abitudini di consumo di questa sostanza. Ad esempio, chi beve regolarmente grandi quantità di caffè può sviluppare una maggiore tolleranza, poiché il corpo compensa producendo più recettori dell’adenosina.
I diversi metabolizzatori
La genetica influisce anche sul nostro gusto per il caffè. Gli individui con varianti genetiche associate a una maggiore sensibilità alla caffeina tendono a non apprezzare il sapore amaro del caffè scuro. Tuttavia, la genetica può anche avere implicazioni per la salute. I metabolizzatori lenti che consumano molte tazze di caffè al giorno possono avere un rischio maggiore di infarto rispetto ai metabolizzatori veloci, probabilmente perché la caffeina rimane nel flusso sanguigno per periodi prolungati nei primi, potenzialmente causando danni a vari tessuti del corpo.

La risposta alla caffeina
Inoltre, la risposta alla caffeina durante l’attività fisica varia a seconda della genetica. Contrariamente alle aspettative, i metabolizzatori veloci traggono un beneficio immediato dalla sostanza durante l’esercizio fisico, mentre i metabolizzatori lenti possono avere una diminuzione delle prestazioni. Questo potrebbe essere dovuto al fatto che la caffeina, agendo come vasocostrittore, può ridurre il flusso sanguigno ai muscoli, influenzando negativamente le prestazioni nei metabolizzatori lenti.
Infine, il fumo di sigaretta può influenzare il metabolismo della caffeina. Il fumo aumenta l’attività del gene CYP1A2, consentendo ai fumatori di metabolizzarla più rapidamente. Pertanto, molte persone che smettono di fumare possono scoprire di dover ridurre il consumo di caffè poiché diventano più sensibili alla caffeina.
In conclusione, la genetica gioca un ruolo cruciale nel determinare come il nostro corpo reagisce alla caffeina, influenzando sia la sua tolleranza che gli effetti sulla salute e sulle prestazioni fisiche. Questa variazione genetica sottolinea la straordinaria diversità del genoma umano e il modo in cui interagisce con una bevanda così amata in tutto il mondo come il caffè.